via del Pratello visitare Bologna

 Audioguida

 Informazioni

Visite: via del Pratello è liberamente accessibile senza limitazioni di orario.
 Posizione:  clicca qui per raggiungere il Pratello

 Descrizione

Più che una strada, è uno stato d’animo.

Via del pratello è la vita per strada, è un enclave pop (ma anche rock e reggae e funky…) nel cuore di un centro storico borghese soffocato dagli showroom e dalla banche. Al Pratello non ci sono istituti di credito, nè boutique nè tutto ciò che a Bologna può essere catalogato sotto il termine “fighetto“. Al Pratello ci sono solo osterie, posti dove si può mangiare qualcosa di nostrano o di multietnico, e soprattutto, bere. La condivisione (del drink e delle idee) è conditio sine qua non per trovarsi a proprio agio in questa strada quasi completamente pedonalizzata.

Di giorno sembra un vecchio paese e di notte è il regno degli studenti in cerca di un punto di incontro per due chiacchiere e un pò di divertimento.

Via del Pratello è accompagnata da una fama trasgressiva di cui, tutto sommato, si vanta. La strada, che un tempo era di campagna, come indicano il toponimo Pratello e quelli delle strade vicine, come via Frassinago e via Nosadella (cioè alberate rispettivamente con frassini e noci), nel Novecento divenne un quartiere popolare abitato e frequentato anche da personaggi non di specchiata moralità. Scelto da ladri e ruffiani come base per i propri affari.

Negli anni Settanta al Pratello sono nati Radio Alice e il cineclub l’Angelo Azzurro. In seguito fu la volta dei comici del Gran Pavese Varietà nel centro culturale Cesare Pavese, lo spazio sociale nelle case occupate, la tivù di strada, gli esperimenti cinematografici e artistici.

Insomma, il Pratello è oggi una social street a tutti gli effetti, è uno di quegli iper-luoghi che non dorme mai.

Curiosità via del Pratello

A metà di via del Pratello, nell’ex convento delle monache francescane, è ospitato il carcere minorile, il posto in cui una volta venivano mandati i cosiddetti “discoli”. E quale strada migliore, per un luogo di detenzione, di via del Pratello che era frequentata anche da personaggi dediti a loschi affari, con i suoi androni bui e le scale ripide che la facevano assomigliare a un quartiere uscito dalle pagine dei Misteri di Parigi di Eùgene Sue?

L’edificio risale al 1345, ma venne ricostruito dopo un devastante incendio nel 1393 e solo il campanile ormai mantiene le antiche forme quattrocentesche. Il monastero, che ospita anche una chiesetta dipinta nel 1760 da Antonio Galli Bibiena, fu soppresso nel 1798 dagli editti napoleonici. Oggi sono sempre meno i detenuti nella casa di rieducazione e, come i “discoli” di un tempo, sono soprattutto ragazzini in difficoltà e senza una guida.

 

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[articolo tratto dal libro di Serena Bersani “Il giro di Bologna in 501 luoghi”, Newton Compton Editori].