Audioguida

Informazioni
Orari di visita: feriale: 6,30 – 17,00 da novembre a febbraio / 6,30 – 19,00 da marzo a ottobre ( il Santuario è chiuso dalle ore 12,30 alle 14,30). Nei giorni festivi: 7,00 – 17,00 da novembre a febbraio / 7,00 – 19,00 da marzo a ottobre. L’ingresso è gratuito ma limitato durante le funzioni religiose.
Come arrivare: Per salire a piedi sono necessari circa 30 minuti dall’arco del Meloncello, considerato punto di partenza.
Oltre che a piedi, per chi fa fatica, la basilica è raggiungibile sia con auto che con i mezzi pubblici e i minibus privati cosepuri.
Posizione: clicca qui per raggiungere Basilica San Luca
Descrizione
La basilica che sorge sul colle della Guardia è uno dei simboli della città, forse quello a cui i bolognesi sono più affezionati, perchè è il primo che si scorge dalla tangenziale e dalla ferrovia quando si ritorna.
Fa sentire a casa.
La fondatrice della chiesa in onore di Maria fu una giovane donna del medioevo, Angelica Bonfantini, decisa a consacrare la vita alla preghiera. Ricevuti in dono dalla famiglia alcuni terreni sul colle della Guardia, nel 1193 si recò a Roma per incontrare il papa Celestino III. Fu proprio quest’ultimo a consegnarle una pietra benedetta da porre alla base della futura basilica.
Alla morte di Angelica, nel 1244, il monastero e la chiesa erano già floridi e ben consolidati. L’edificio attuale, in stile barocco, è frutto di successivi ampliamenti e nuove costruzioni, soprattutto di epoca settecentesca sotto la direzione di Dotti.
All’interno della basilica, oltre alla piccola icona della Vergine con il Bambino che la leggenda narra sia stata trovata nella chiesa Santa Sofia di Costantinopoli e accompagnata dalla scritta ” questa tavola dipinta dall’evangelista San Luca, deve essere collocata nella chiesa di San Luca sul monte della Guardia“, si possono ammirare opere del Guercino, di Guido Reni e di Donato Creti.
Il Porticato
Per arrivare al santuario della Beata Vergine di San Luca si deve percorrere, se si va a piedi come vuole la tradizione, un porticato che si inerpica per 3,79 chilometri fino alla vetta del colle della Guardia.
Un portico da guinness per estensione, conta lungo il percorso 666 archi e quindici cappelle, costruito per proteggere dalle intemperie tra il 1674 e il 1793 sotto la guida dell’architetto Gian Giacomo Monti e Carlo Francesco Dotti, che si occupò anche del rifacimento della basilica.
Il percorso parte dalla via Saragozza, una delle strade più lunghe di Bologna e certamente una della più belle perchè fa comprendere la filosofia dei portici, che alternano democraticamente tratti popolari a tratti borghesi, il moderno e l’antico, il passato e il presente. La strada, che sul lato opposto al porticato mostra la collina con gli spazi aperti e verdi, si riunifica all’arco del Meloncello. Questo è il punto dal quale parte il lungo tratto di portico che sale alla basilica di San Luca.
L’arco del Meloncello
Lo scenografico arco prende il nome da un piccolo corso d’acqua che scorre lì vicino, il rio Meloncello, appunto. Costruita tra il 1719 e il 1732, la volta venne disegnata dall’architetto Dotti che si occupò anche della costruzione della chiesa e pertanto lo stile barocco di entrambi accomuna il punto di partenza e di arrivo di questo percorso.
L’arco del Meloncello è tutt’oggi un luogo di riferimento e d’incontro per quanti intraprendono la salita a San Luca a piedi o in bicicletta.
Curiosità
Moltissimi cittadini concorsero alle ingenti spese per realizzare l’opera del porticato e tanti parteciparono anche in prima persona ai lavori. Per trasportare i materiali necessari per la costruzione del tratto collinare del portico, i bolognesi parteciparono in massa ad un lunghissimo “passamano” formando una catena umana che viene rievocata ogni anno a metà ottobre e che simboleggia la capacità di risolvere i maggiori problemi solidarizzando e mettendo insieme le forze.
Sul fatto poi che i 666 archi rappresentino il Demonio si sono sbizzarriti interpreti di cose esoteriche e resta tutto da dimostrate. Di certo stanno a ricordare l’ostinazione e l’impegno dei bolognesi nella realizzazione di un’opera faraonica unica al mondo.
[articolo tratto dal libro di Serena Bersani “Il giro di Bologna in 501 luoghi”, Newton Compton Editori; foto Fabrizio Romagnoli].
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