Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo amante delle donne e del lusso, ha sempre rubato ai più facoltosi.
Il suo personaggio è stato ideato dalla penna di Maurice Leblanc e ha dato vita a numerose serie cinematografiche e televisive, cartoni animati e manga, che ne hanno raccontato le abili gesta.
Lo scrittore francese creò la figura di Lupin nel 1905, ma sembra che dalle parti di Bologna avvenivano colpi dello stesso calibro già molto tempo addietro.
Sì sì avete capito bene.
Proprio a Bologna è legata questa incredibile storia.
Per iniziare a raccontarla bisogna fermarsi al numero 11 di via Indipendenza, dove si trova il Monte di Pietà, il cui porticato risale al 1758.
Il Monte fu teatro di uno dei più audaci colpi dei soliti ignoti penetrati in città. Anzi, l’autore del formidabile colpo è noto, perchè venne acciuffato e decapitato.
Si trattava del conte Girolamo Lucchini, che forse era davvero Conte ma di certo non era Lucchini, perchè il suo nome autentico era Girolamo Ridolfi, un veronese nato nel 1742. Lo stesso Girolamo, fin da ragazzo si dedicò con discreto successo a falsificare monete e chiavi.
Dopo aver “lavorato” a Napoli e a Roma, Ridolfi alias Lucchini arrivò a Bologna, e qui rimase perchè aveva perso la testa per Beatrice Seracci vedova Nanetti, una gran bella donna alla quale rivelò il suo vero nome e la sua professione.
IL COLPO DEL SECOLO
Dopo aver svaligiato, con chiavi false, alcune botteghe, Lucchini decise di fare il colpo che lo avrebbe sistemato per tutta la vita: svuotare il Monte di Pietà, che i bolognesi chiamavano il Monte di San Petronio per la sua vicinanza alla basilica, e che era straboccante di preziosi.
Il piano di Lucchini era ardito e semplice.
Il ladro era stato diverse volte al Monte a pignorare roba sua. Dunque aveva avuto modo di osservare a lungo.
Tre erano le chiavi per aprire la porta blindata della camera dei pegni. Due di queste erano conservate in un armadietto che non costituiva un ostacolo per lui. La terza era presso il Massaro, cioè il tesoriere, e quella l’avrebbe fabbricata lì sul posto, dopo aver preso l’impronta della serratura con la cera.
Il colpo richiedeva molto tempo, quindi andava realizzato di sabato notte, per poter contare su tutta la giornata di domenica in cui l’istituto era chiuso.
Dopo un primo tentativo fallito, Lucchini ci riprovò la notte del 24 gennaio 1789. Partendo dal cortile di una casa accanto a Palazzo Boncompagni (che si trova in via del Monte 8) è salito ad una finestra tramite una scala lunga ventisei piedi che s’era portato smontata e, segando l’inferriata, entrò finalmente nella stanza del tesoro.
Tutto filò via come previsto e, dopo trenta ore di fatica e di tensione nervosa, l’abile ladro entrò nella sala degli armadi che contenevano gioielli, argenterie, orologi e la cassa in contanti.
L’EPILOGO
Il bottino fu di quasi 10.000 scudi.
I primi ad essere sospettati furono proprio gli impiegati del Monte di Pietà, perchè la terza chiave indispensabile ad aprire le casseforti era ancora in mano al Massaro. Dunque si pensò che il ladro dovesse essere uno che avesse familiarità con le serrature e disponesse di tutto il tempo necessario per fabbricare un duplicato di chiave.
Poi, però, i sospetti caddero sul sedicente Lucchini, che viveva da signore ma non si sapeva quale fosse l’origine della sua fortuna.
La sua donna lo denunciò, sia per avere l’immunità sia per guadagnare i 500 scudi di taglia, e Lucchini fu rovinato.
Lo arrestarono la sera del 3 marzo 1789.
Il 25 febbraio 1791 ricevette la sentenza della condanna a morte e pare che, quando seppe che lo avrebbero decapitato, commentò con due sole parole: ” son contento“.
Dunque un epilogo ben diverso da quello a cui siamo abituati nei fumetti e nei cartoni.
Qui Lupin, il simpatico, elegante e perspicace ladro dalle innumerevoli abilità, è ricercato dalla polizia di tutto il mondo. In particolare dall’ispettore dell’Interpol Zenigata, suo acerrimo rivale, che lo cerca e lo segue ovunque per arrestarlo…senza avere successo…
Chissà, forse per catturare Lupin il povero Zazà avrebbe dovuto fare un giro a Bologna!
(cit. Paolo Cortesi, Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e curiosità dell’Emilia Romagna, Newton Compton; foto wikipedia Lupin Ikka Seizoroi).